Source:
Euro 7,00 PZ10, Volume 25111002 ()
Keywords:
pagrecia
Abstract:
Nello sforzo umano di conseguire una crescente organicità di rapporti, e di raggiungere, sia pure solo in frammentaria e passeggera cerchia, una intimità e comunanza di vita, e una sfera più alta di esistenza e di essere, l'amicizia tiene davvero un posto storico incomparabile.
Corrispettivamente alla riduzione, nel pensiero di Empedocle, di tutte le forze e di tutti i processi della natura nel bipolare rapporto di Amicizia e di Contesa, nella vita morale degli Elleni, sia per una non raggiunta ancora finezza psicologica di analisi - come fu detto -, sia ancor più, a parer nostro, per un particolar modo di concepire e di sentire la vita, tutte le relazioni e tutti i sentimenti, che prendono un atteggiamento affermativo rispetto ad essa, vengono a confluire nell'amicizia, e dai filosofi greci ad essere racchiusi nel suo seno.
Rifacendoci alle condizioni ancora così primitive dell'antica struttura sociale, in cui mancava ogni forma di previdenza, e l'assistenza reciproca e dello Stato era del tutto inesistente nelle sue manifestazioni instituzionali e organizzate, in cui le alterne e feroci vicende politiche si trasmutavano in continui ed improvvisi mutamenti di fortuna, e la vendetta era esaltata come affermazione legittima ed ornamento invidiato e giocondo della vittoria, sì che nulla poteva apparirvi di sicuro e di assolutamente stabile; l'amicizia intesa come solidarietà assoluta di due o più vite, nella prosperità e nel bisogno, nella gioia e nel dolore, si presenteva innanzi tutto come l'unico rifugio tranquillo contro i colpi della sorte avversa, e la riparazione ideale delle ingiustizie, delle manchevolezze e delle lacune dell'assetto sociale e umano di allora. [...]
L'anima greca. Odiare per maggiormente amare
Come nella cosmogonia di Empedocle la Contesa è così indissolubilmente congiunta all'Amicizia, che solo nei periodi della loro lotta, mescolanza ed equilibrio si ha la possibilità della vita; del pari nell'universale anima greca il concetto dell'amicizia è qualche cosa di così relativo, che sembra non possa avere una esistenza nè psicologica, nè morale, e nè persino valore etico, senza la sua indivisibile e necessaria compagna: l'inimicizia. Ciò dona alla vita morale greca un'impronta così spiccata ed espressiva, che, prescindendone, si correrebbe il rischio di falsare interamente le sue belle teorie e le sue delicate esperienze su l'amicizia. Esse verrebbero svincolate da un rapporto dualistico, da cui per contro ricevono la vita, lo stimolo e lo scopo.
Noi non diremo che i Greci siano giunti addirittura ad una santificazione dell'odio. È indubitabile però che, anche nei rapporti privati, essi si trovarono permanentemente in quella situazione di spirito in cui i Francesi sono ancora, e quasi tutti furono durante l'immane guerra, per cui non era concepibile uno smisurato, ardente ed efficace amore della propria patria e delle nazioni amiche, se non in funzione di un danno voluto e sperato per l'altrui. E come i nemici della città e dello Stato erano, nella antichità, fuori di ogni legge umana e divina, così il nemico privato era posto in una situazione quasi del tutto analoga. [...]
Notes: