AVERROE' E L'AVERROISMO

Source:

Euro 13,00 PZ10, Volume 22101007 ()

Keywords:

filosofia

Abstract:

Nato a Cordova nel 1126 in una famiglia che contava celebri giuristi, Averroè (ibn Rushd in arabo) deve essere senz'altro considerato come uno dei vertici della speculazione islamica, e non solo, nel xii secolo. Curioso di tutto, si occupò inizialmente di diritto musulmano, per interessarsi in seguito anche alla medicina e, naturalmente, alla filosofia, campo nel quale divenne famoso, oltre che come estensore di opere personali (ad esempio un' Trattato decisivo sull'accordo della religione e della filosofia', o una monumentale replica al «mistico» al-Ghazali dal titolo 'Distruzione della distruzione'), soprattutto nella sua qualità di moderno commentatore di Aristotele, nonché per lo spiccato «razionalismo» della sua indagine e la pericolosità, o supposta tale, di alcune sue dottrine (si pensi alla cosiddetta dottrina della «doppia verità» o alla complessa teoria dell'intelletto con tutte le implicazioni e possibilità di fraintendimento che la stessa comporta). Il presente volume cerca di rispondere a due quesiti fondamentali: chi era ibn Rushd? Che cosa nasconde quel corpo di dottrine al quale il Medioevo latino ha dato il nome derivato tardivamente da quello dell'autore stesso: «averroismo»? Hayoun e de Libera aprono con ciò una finestra importante su settori del pensiero medievale non sempre adeguatamente considerati; aiutano il lettore a districarsi nel ginepraio creato dalla molteplicità delle interpretazioni concernenti il filosofo di Cordova, e la cui origine risale, in definitiva, all'esistenza, come gli stessi autori sottolineano, di un triplice Averroè (arabo, ebreo, latino); ricostruiscono pertanto, con dovizia di particolari, un significativo e affascinante percorso di storia della ricezione, in seno al quale viene accordato il giusto rilievo a figure del calibro di Isaac Albalag e Mosè di Narbona, al declino dell'averroismo in ambiente ebraico, al mito e alla realtà dell'accoglienza di Averroè nella cultura latina, con specifico riferimento al rapporto tra averroismo e scolastica - nelle voci critiche di Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Egidio Romano, Raimondo Lullo, nelle adesioni più o meno estese e convinte dei maestri delle Arti parigini, da Sigieri di Brabante a Boezio di Dacia -, per arrivare, infine, alla tarda scolastica e al Rinascimento, alla fortuna dell'averroismo in Italia e alla successiva reazione antiaverroista. Dalla trattazione il grande ibn Rushd emerge significativamente come «uno dei padri spirituali dell'Europa», mentre la definizione di «averroismo» trova a sua volta piena legittimità, alla pari di altre - ad esempio «tomismo» e «maimonidismo» - più facilmente e in maniera meno controversa accettate e divulgate negli studi specialistici come nel linguaggio corrente.

Notes: