Source:
Il viso e l'invisibile nell'immaginario dell'Occidente, Euro 32,00 PZ10, Volume 16041022 ()
Keywords:
icone,simboli,arrte
Abstract:
Teste decapitate: dai crani degli Indios sudamericani alle statue della Grecia classica, da Dürer a Rodin, da Paul Klee a Picasso, da Cézanne a Max Ernst, da Delacroix a Francis Bacon. Teste di donne e uomini, di santi e profeti, di regnanti e figure mitologiche, a cavallo dei secoli e degli stili. Di questo originalissimo argomento tratta il nuovo libro della grande intellettuale francese, che sostiene con forza «la necessità dello sguardo, la necessità di guardare alla raffigurazione in sé, ma anche la necessità di vedere ciò che non viene raffigurato, per esempio la violenza della morte, la depressione, la castrazione e i tanti altri aspetti correlati alla mutilazione». Con una prosa a metà tra il letterario e il filosofico, e un ricchissimo apparato iconografico, il libro ripercorre una storia per immagini del visibile in Occidente, e diventa l’occasione per un ripensamento di alcune sue specificità, come l’importanza delle icone, che per i bizantini equivalevano non solo a una forma d’arte visuale ma anche a una forma di scrittura. Quel che infatti vediamo in un’icona è l’economia di ciò che non vediamo; essa è uno stimolo tanto a vedere quanto a pensare ciò che non è visibile. L’icona possiede dunque in sé una dimensione realmente minimalista: la sua essenza è assente da ciò che mostra. Da qui il rimando alla crisi dell’arte contemporanea che, dice Julia Kristeva, «è visivamente povera». Ecco perché stabilire una correlazione tra la testa narrata e il corpo assente, tra il visibile e l’invisibile, apre un nuovo spazio per la teoria, a sua volta rimasta celata dietro il visibile. «Ma prima di tutto occorre ristabilire l’importanza del visibile, perciò occorre imparare nuovamente a disegnare».
Notes: