Source:
Commenti e dispute (secoli XVII e XVIII), Euro 27,50P Z10, Volume 09041002 ()
Keywords:
Dante
Abstract:
Cittadino di una patria posta all'Inferno, fiorentino ma non di costumi, Dante è il più autorevole e il più irregolare dei nostri poeti, un poeta senza epigoni ma che ha nutrito l'ispirazione e lo sdegno di tutti coloro che hanno scritto dopo o che semplicemente lo hanno mandato a mente, anche nei lager nazisti, alla soglia dell'annientamento. Questo libro intende raccontare una parte delle fatiche del più grande tra i nostri classici sul sentiero della sua ricezione, tra Sei e Settecento. Il tutto a partire dalla definizione "oscuro e barbaro" che muove da un pregiudizio di letterati e diventa, alla fine del Settecento, del tutto positiva. Ma il percorso è, come dire, da illustrare a tappe. Con ragioni grammaticali, di decoro, di perspicuità retorica, Bembo, Machiavelli, Villani, Tassoni e Muratori, per non parlare di Bettinelli, considerarono Dante emendabile, da leggere solo antologizzato. Più complessa la posizione di Voltaire, che non sapeva minimizzare il genio e il coraggio intellettuale di chi aveva messo Bonifacio VIII all'Inferno. Così, tra Sei e Settecento, scienziati e letterati non cortigiani come Magalotti, Campanella, Gravina, Vico e Alfieri lo introdussero a gran forza nel canone della nostra letteratura. Il "Nilo della poesia", secondo un'altra voce settecentesca di questo volume, poté riprendere il suo percorso, dopo aver arricchito del suo fertile limo anche le pagine di chi si è opposto alla sua fortuna.
Notes: