Source:
Euro 8,00 PZ10, Volume 02121029 ()
Keywords:
giappone,letteratura
Abstract:
“Il signor Eastburn Hastings, gentiluomo di Nuova-York, mentre si tratteneva lo scorso inverno in Firenze, venne un giorno a mostrarmi alcuni splendidi fogli di carta giapponese istoriati a colori e manoscritti, e m’impegnò a spiegargliene il contenuto. Vidi che si trattava di storie cinesi, di cui alcune narrate e ripetute a sazietà in libri di vario genere, qualcuna anche nei classici, qualcuna anche tradotta in questa o quella lingua d’Europa. Una mano di scritto firakana bellissima, ed una certa difficoltà di legger lo scritto stesso, m’invogliarono a copiarlo: il che facendo, m’accorsi che vi si parlava sempre di atti eroici di donne cinesi; e quindi pensai che quei fogli appartenessero ad un’opera intitolata, forse, Biografie d’illustri donne cinesi o altro simile, imitata o tradotta dal cinese. Ne scrissi all’ottimo Valenziani, che mi rispose, aver veduto in Parigi ed altrove molte altre delle disjecta membra di questo bellissimo manoscritto, destinato ad illustrar pitture o copiate da originali cinesi, o per la prima volta eseguite da un pittore delle isole nipponiche, a rappresentazione di fatti narrati in un’opera cinese, che ha per titolo: San-kang hing-sceh.”
“Ciò che noi ci avventuriamo a chiamare epigramma giapponese, i poeti e i letterati delle isole nipponiche chiamano uta. Non mancherà a chi subito corra alla mente che questo nome, uta è la stessa parola che oda, ovvero ode, leggermente alterata. Certo la somiglianza delle due voci è grandissima, e sto per dire, seduttrice: ma se pensiamo alla gran distanza che corre fra le nostre favelle e la giapponese; molto più poi se pensiamo che le cose significate dai due vocaboli sono bensì componimenti poetici, ma di genere, per molti rispetti, se non per tutti, diverso; assai facilmente resisteremo alla tentazione di creder cognati i due termini, uta e oda. Meno resistibile dovrà piuttosto parerci la tentazione di riconoscere una comune origine così all’uta come all’epigramma del mondo letterario greco e latino. Qui la somiglianza, e somiglianza per alcun capo strettissima, spero di poterla mostrare, non già nella parola, ma, quel che monta assai più, nella cosa.”
Notes: